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La protesi del ginocchio

Come il nostro Centro Artrosi può aiutarti

Uno degli approcci curativi dell’artrosi di ginocchio, qualora la degenerazione dell’articolazione sia troppo avanzata per un approccio conservativo, è sicuramente l’innesto protesico che può essere di diversi tipi.

Le protesi del ginocchio si distinguono in monocompartimentali (protesi parziale), dove viene sostituito un solo compartimento femoro-tibiale e pluricompartimentale (protesi totale), dove vengono sostituiti completamente i piatti tibiali e i condili femorali e a volte anche parti della rotula.

La protesi totale dura circa 15-20 anni. Una protesi parziale dura 10-15 anni. La scelta della protesi da utilizzare spetta al chirurgo il quale basa le sue considerazioni su seguenti elementi: età del paziente, patologia di base, peso corporeo.
Il paziente deve far uso delle stampelle o del deambulatore per un periodo che può durare dalle 2 alle 4 settimane. Questo e il tempo che serve alla ferita e all’apparato muscolo-legamentoso, per guarire e tornare alla normalità.

Una volta sottoposti all’intervento chirurgico, è opportuno affidarsi a un fisioterapista specializzato per intraprendere quanto prima un percorso personalizzato di riabilitazione. È solo l’associazione tra intervento protesico e fisioterapia che porta a dei ottimi risultati in termini di riduzione dei dolori e ripristino della completa funzionalità.

In caso di artro-protesi cementata la concessione del carico è precoce è immediata, con l’ausilio di stampelle o deambulatore. In caso la protesi non venga cementata (in soggetti più giovani) il carico sarà inizialmente minore sempre con l’uso di stampelle o deambulatore. Anche in questo caso sarà il fisioterapista del nostro Centro Artrosi a insegnare un corretto uso di questi ausili.

Possiamo idealmente dividere il percorso di riabilitazione in tre fasi, con obiettivi diversi.
Nella prima fase dell’immediato post operatorio dovremo gestire il dolore che inevitabilmente questo tipo di chirurgia comporta: mobilizzazione leggera passiva ed attiva/assistita, associata alla crioterapia (applicazione di impacchi di ghiaccio), rispettando le indicazioni del chirurgo circa i gradi di mobilità concessi. Consigliamo in questa fase di eseguire anche autonomamente delle scivolate con il tallone sul letto, delle leggere pressioni con il ginocchio o con il tallone sul letto oppure degli esercizi di allungamento/estensione del ginocchio.

In questa fase può essere d’aiuto la terapia fisica: nel Centro Artrosi Fisiomed Italia proponiamo spesso un trattamento con laser HILT che grazie alla sua azione antiedemigena migliora lo stato della cicatrice e riduce il gonfiore dei tessuti superficiali. È tuttavia necessario fin da subito inserire anche un programma di tonificazione dei muscoli delle articolazioni vicine al ginocchio: movimenti delle anche, delle caviglie e della colonna saranno i primi esercizi che il paziente svolgerà anche a domicilio in autonomia.

Verso la fine di questa fase si inizia a eseguire delle leggere accosciate, alzarsi da una posizione seduta rialzata, fino a stare in piedi in equilibrio sulla sola gamba operata.
Nella seconda fase, quando la mobilità sarà quasi completa ed il dolore molto ridotto, il focus principale sarà insegnare al paziente a riprendere un normale stile del cammino rieducando le varie fasi del passo. Una camminata normale si traduce in un miglioramento di moltissime funzioni della vita quotidiana. Si inizia in questa fase anche un programma di muscolazione di quadricipite e femorali in modo da avere un miglior controllo della neoarticolazione.

Nella terza e ultima fase l’intervento è ormai quasi del tutto assimilato dall’organismo e ci si può dedicare ad un vero e proprio condizionamento muscolare. In questo momento trova applicazione la cyclette (ma attenzione alla posizione del sellino – regolata sempre con l’aiuto di un operatore esperto), con programmi adattati alle condizioni fisiche generali del paziente. Si inizia a sperimentare il cammino su superfici instabili e inclinate. Il superamento di gradini di diverse altezze diventa parte fissa del programma rieducativo.

Stile di vita consigliato dopo l’impianto di protesi 

Le sollecitazioni delle componenti protesiche vanno ridotte al minimo onde evitare iper sollecitazioni a livello osso-impianto, con riduzione della durata della protesi articolare. L’intensità degli esercizi deve essere valutata attentamente: gli esercizi non devono causare dolore, ma nello stesso tempo, devono garantire il mantenimento del tono muscolare. Attenzione ai salti e corsa la articolazione non deve essere sottoposta a ipersollecitazione funzionale. Saranno le ultime competenze ad essere riacquisite. La durata della attività fisica va incrementata gradualmente, alternando periodi di riposo.

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