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Fascite plantare: cos’è, rimedi e trattamento

La fascite plantare è un problema comune che affligge 1 persona su 10 nell’arco della vita. La definizione corretta sarebbe fasciopatia plantare, perché la patologia non consiste in uno stato infiammatorio (il suffisso -ite indica l’infiammazione del tessuto), ma bensì in un processo degenerativo della fascia plantare.

Come si presenta?

Il dolore da fasciopatia plantare è localizzato di solito nella parte anteromediale del calcagno e si manifesta all’inizio della camminata dopo un periodo di inattività, per poi migliorare con il movimento. Tuttavia a fine giornata tende a ritornare e peggiorare. Il sintomo tipico da fasciopatia plantare è il dolore nei primi passi la mattina appena svegli. La zona indicata può essere dolorosa alla pressione. Il dolore di solito aumenta camminando a piedi scalzi su superfici rigide e salendo le scale.

Cenni di anatomia

La fascia plantare o usando il termine anatomico il legamento arcuato è una robusta fascia di tessuto connettivo, che origina dalla parte posteromediale del calcagno, decorre lungo il piede e si inserisce sulle cinque ossa metatarsali (basi delle dita), formando così l’arco longitudinale del piede. Questo legamento ha un ruolo molto importante nella trasmissione del peso corporeo al piede durante la camminata e la corsa. È stato stimato che la fascia plantare sopporta il 14% del carico totale sul piede. Nella fasciopatia plantare il legamento arcuato subisce dei cambiamenti degenerativi dovuti a sovraccarico caratterizzati da microlesioni delle fibre di collagene e inspessimento della fascia plantare.

Fattori di rischio

La fasciopatia plantare colpisce soprattutto le persone tra i 40 e i 60 anni d’età, ma è presente anche negli sportivi, soprattutto nei runners, sia amatoriali che professionisti. I fattori di rischio più comuni che possono portare a fasciopatia plantare sono:

  • Ridotta mobilità della caviglia in dorsiflessione (movimento in sù del piede);
  • Eccessiva pronazione del piede (rotazione verso l’interno);
  • Stato di sovrappeso (indice di massa corporea >27 kg/m2);
  • Posizione in piedi mantenuta a lungo durante la giornata;
  • Corsa eccessiva;
  • Stile di vita sedentario;
  • Asimmetrie nella lunghezza delle gambe;
  • Piede cavo e piede piatto;
  • Alluce valgo;
  • Calzature inadatte;
  • Tensione nei muscoli del polpaccio e del piede.

Come fare la diagnosi?

Nella maggior parte dei casi la valutazione clinica è sufficiente per diagnosticare una fasciopatia plantare. L’ecografia e la risonanza magnetica possono essere utili per confermare la diagnosi oltre che per escludere altre patologie. L’esame radiografico può escludere eventuali fratture e spesso nei pazienti affetti da fasciopatia plantare può mostrare uno sperone calcaneare, che però non è correlato con il dolore.

Trattamento conservativo

Quasi il 90% dei pazienti affetti da fasciopatia plantare ottiene buoni risultati con l’approccio conservativo. Questo include soprattutto la fisioterapia, modifiche alle abitudini della vita quotidiana, uso di ortesi e infine iniezioni per attenuare la sintomatologia.

Come alleviare i sintomi

Nei casi di forte dolore può essere utile l’applicazione di ghiaccio (non a contatto diretto con la cute) abbinata al massaggio sulla zona dolorante per una decina di minuti. Chiaramente la diminuzione del carico sulla fascia plantare e quindi trascorrere meno tempo in piedi durante la giornata allevierà i sintomi. Nei casi di forti dolori la mattina appena svegli può essere utile l’utilizzo di tutori notturni. L’uso di plantari abbinato a una buona calzatura può diminuire la tensione sulla fascia plantare e così alleviare i sintomi del dolore.

Approccio fisioterapico Fisiomed Italia

Come già detto la fisioterapia rappresenta la prima soluzione nelle problematiche di fasciopatia plantare. Le frecce nell’arco dei nostri terapisti per il trattamento dei pazienti con fasciopatia plantare sono molteplici. Queste includono l’esercizio attivo, la terapia manuale, l’applicazione di taping funzionali e l’utilizzo di terapie fisiche strumentali (onde d’urto radiali e laserterapia). L’aumento dell’elasticità della fascia plantare e dei muscoli del polpaccio (allungamento) nonché l’aumento del tono/trofismo muscolare (rinforzo) per dare maggior supporto al tendine d’Achille e alla fascia plantare abbinati ai metodi di trattamento sopracitati rappresentano le migliori soluzioni per il trattamento della fasciopatia plantare. Un fattore a cui teniamo molto è l’adattamento del programma riabilitativo alla sintomatologia del paziente, alle sue abitudini di vita quotidiana e al livello di attività fisica.

L’educazione del paziente risulta fondamentale, infatti è necessario seguire un programma di esercizi a domicilio che dovrà essere mantenuto per settimane se non mesi in base alla gravità dei sintomi. Con gli esercizi di rinforzo progressivo si aumenta la vascolarizzazione della zona nonché la sintesi di collagene nel tessuto, rimodellando così la struttura della fascia plantare rendendola più tollerante al carico.

Trattamento chirurgico

Nei pochi casi nei quali il trattamento conservativo non ha successo l’intervento chirurgico rimane l’ultima opzione percorribile. La fasciotomia plantare endoscopica è uno degli interventi chirurgici più praticati per il trattamento della fasciopatia plantare. Consiste nel “release” della fascia plantare con un’incisione orizzontale nella parte anteromediale del calcagno. I risultati sono soddisfacenti. Il ritorno alla piena attività fisica può richiedere fino a tre mesi, durante i quali è necessaria un’adeguata riabilitazione e riatletizzazione del paziente.

I professionisti della Fisiomed Italia sono sempre a disposizione per una valutazione funzionale o per un semplice consulto.

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