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Artrosi dell’arto superiore – Omartrosi

Omartrosi

Il processo degenerativo artrosico può colpire qualsiasi articolazione del nostro corpo, sia quelle deputate al sostegno del peso del corpo (ginocchia, anche e colonna vertebrale), sia quelle solitamente non sottoposte a carichi gravosi in termini di peso sostenuto, ovvero le articolazioni dell’arto superiore.

Artrosi della spalla

In assenza di altre patologie di base, le manifestazioni più frequenti si hanno più frequentemente dopo il 55esimo anno di età, con una progressiva riduzione delle mobilità articolare (difficoltà ad allacciarsi il reggiseno o a vestire una giacca), dolore al movimento stesso con perdita di forza muscolare (incapacità ad alzare le braccia sopra la testa) e saltuariamente rumori articolari. Colpisce prevalentemente l’articolazione glenomerale (omartrosi) e solo in minor percentuale l’articolazione acromio-claveare. Spesso si associa a delle lesioni dei tendini della cuffia dei rotatori.

È frequente rilevare forti contratture di difesa dei muscoli delle braccia e della colonna che devono sopperire alla mancata mobilità della spalla compensandone il movimento. Le radiografie diagnostiche riportano solitamente la presenza di osteofiti (piccole escrescenze ossee che impegnano lo spazio articolare), irregolarità della testa dell’omero che perde progressivamente la sua forma sferica e assottigliamento dello spazio subacromiale (ovvero un avvicinamento della testa dell’omero a una parte ossea della scapola che porta a un maggiore attrito tra i tessuti interposti: tendini, borse mucose e muscoli). A lungo andare ci si ritrova con una mobilità generale progressivamente ridotta, e con una dolorabilità diffusa anche in distretti lontani dall’origine del problema.

Le cause reali di insorgenza dell’artrosi non sono ancora state comprese del tutto, ma alcune si possono riassumere sommariamente in un sovrautilizzo cronico dell’articolazione (ad esempio lavori pesanti senza adeguata preparazione o protezione, oppure sport che prevedano frequenti gesti sotto sforzo oltre il livello della testa), familiarità, malattie reumatologiche sistemiche (artrite reumatoide, artrite psoriasica) ed esiti di eventi traumatici (fratture, distorsioni).

Cosa fare in caso di artrosi alla spalla? In prima battuta è necessario sincerarsi della reale causa dei propri dolori articolari: una visita medica specialistica è consigliata per porre una corretta diagnosi, solitamente con l’ausilio di una radiografia, e prevedere un’ eventuale cura farmacologica o infiltrativa.

In caso di interventi conservativi (non chirurgici) precoci, con una mobilità ancora preservata, si predilige un approccio attivo con l’insegnamento di posture ed esercizi mirati al corretto reclutamento e rinforzo dei muscoli stabilizzatori della scapola.

• Tirare le scapole in centro verso la colonna, immaginando di dover tenere una matita tra le scapole stesse per 10 secondi, può essere già un buon esercizio da ripetere più volte per sessione al fine di migliorare la posizione a riposo della spalla. Quando la mobilità inizia già a ridursi, è opportuno cercare di rallentare il progresso della rigidità mettendo in pratica degli esercizi di auto-mobilizzazione.

• In posizione supina incrociare le dita con le braccia tese verso il soffitto e accompagnare dolcemente le braccia oltre la testa, verso il pavimento. In questo modo allunghiamo blandamente i tessuti molli della spalla e ne ritardiamo l’irrigidimento.

• Appoggiamo le mani al muro all’altezza delle spalle e facciamo scivolare i palmi delle mani verso l’alto fino a distendere completamente i gomiti. Spingiamo dolcemente le punte delle dita verso il soffitto

In caso di artrosi in fase acuta, con una grossa componente di dolore anche a riposo, si consiglia di eseguire degli esercizi in scarico.

• Lasciar penzolare liberamente l’arto affetto, facendolo roteare come un pendolo. Si ricerca in questo modo un rilassamento muscolare che risulta utile al fine di controllare il dolore.

• Mobilizzare le scapole eseguendo delle circonduzioni, tenendo le mani ferme, ad esempio appoggiate sulle cosce se eseguiamo l’esercizio in posizione seduta.

• Mobilizzare e allungare la muscolatura della base del collo inclinando e ruotando la testa a destra e sinistra (manteniamo la posizione per 15/20”)

È proprio in fase acuta che si trovava il signor G.F. che a 59 anni, dopo una vita passata a lavorare come autista di autobus non riusciva più a infilare la manica della camicia o tirarsi su i pantaloni. La sua vita era rovinata da un artrosi della spalla sinistra abbastanza marcata. Alla radiografia si notavano degli appuntimenti osteofitosici (piccole escrescenze ossee che impegnano lo spazio articolare riducendone l’ampiezza) e un’iniziale risalita della testa dell’omero che schiacciava la borsa sottoacromiale. G.F. non riusciva ad alzare il braccio sopra l’altezza della spalla e la notte non riusciva a dormire a causa del dolore acuto e pulsante alla spalla.

Abbiamo quindi deciso per un approccio combinato al suo problema, seguendo le attuali evidenze di efficacia di trattamento.
Il nostro medico ortopedico ha previsto un breve ciclo di farmaci antiinfiammatori ai quali abbiamo associato la terapia laser HILT per ridurre lo stato irritativo e doloroso e degli esercizi di allungamento e detensione della muscolatura cervicale e dorsale.

Già dalla seconda settimana i dolori notturni si erano notevolmente ridotti e abbiamo iniziato con l’esercizio terapeutico attivo.
Dapprima gli esercizi di G.F. venivano svolti da supino con l’aiuto di un bastone, poi alla spalliera e scivolando con la mano sul muro, fino ad arrivare ad un iniziale rinforzo della muscolatura di stabilizzazione della spalla. Nell’arco di complessivi due mesi (circa 8 sedute) il dolore notturno era completamente sparito e G.F. riusciva a infilare la manica della camicia senza problemi.

Eravamo tutti abbastanza soddisfatti, ma la mobilità della sua spalla sinistra restava leggermente ridotta rispetto alla destra.
Abbiamo deciso quindi di proseguire le terapie inserendo esercizi di stretching della capsula articolare una volta a settimana e un programma di rinforzo globale per altre due sedute settimanali, seguito dalla personal trainer del nostro centro.

A distanza di 6 mesi dal primo incontro G.F. aveva completamente dimenticato i problemi alla spalla, e ha deciso di mantenere i benefici raggiunti continuando a frequentare la nostra palestra con cadenza settimanale.

In questo caso l’approccio è stato puramente conservativo, integrando le competenze di tutte le figure professionali che il Centro Artrosi Fisiomed Italia mette a disposizione.

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